In questo periodo ho sentito la mancanza di amici, sia di amicizie profonde che di più leggere, quelle adatte da passare un leggero sabato sera in birreria.

Per svariate ragioni l’anno scorso ho lasciato lungo il sentiero quasi tutti gli amici.

Ho in qualche modo provato a riavvicinare gli amici dispersi, purtroppo però mi sto rendendo conto che adoro la solitudine.

Quindi mi ritrovo incastatrata in quella situazione in cui desidero persone al mio fianco in grado di distrarmi e soprattutto ridere. Mi mancano davvero tanto quelle serate in cui ridi talmente tanto da avere male agli addominali più che dopo un allenamento in palestra.

Nei vani tentativi di riavvicinare qualcuno mi sono ritrovata a scontrarmi con reazioni strane delle persone. In particolare due episodi vorrei raccontarvi.

Il primo è di una amica con cui avevo litigato pesantemente (ve ne avevo anche parlato) era comunque un amicizia che non mi faceva più bene. Ho comunque voluto avere un chiarimento con lei, così qualche mese fa ci siamo incontrate. Ho capito che sarebbe stato controproducente per la mia serenità avere un rapporto di amicizia con lei, però volevo assolutamente non provare rancore. Infatti è quello che ho ottenuto, ci siamo ripromesse per vederci per una birra ogni tanto, ci abbiamo anche provato. Ogni volta però c’è stato qualche problema (spesso serio) da parte di entrambe.

L’altro giorno le ho mandato un messaggio per farle gli auguri di compleanno. Un messaggio un po’ sterile a dire il vero, non sono brava in queste cose, ne le amo. Quello che mi ha sorpreso è stata la sua risposta, non ha nascosto che le aveva fatto molto piacere ricevere i miei auguri, che in qualche modo era sorpresa me ne fossi ricordata. Lei non è assolutamente una persona che fa completamenti. Anzi è decisamente fredda e poco affettuosa, per questo la sua risposta mi ha letteralmente riempito il cuore. Mi sono sentita come se avessi ricevuto una buona notizia tanto desiderata.

Ovviamente questo non cambierà nulla, quindi a maggior ragione non ho compreso la mia reazione. Forse perché in un certo senso ho sempre cercato approvazione da lei quando eravamo amiche.

Mentre l’altra amica, mi ha invitato a partecipare a una serata di ballo (si sono tornata a ballare anche se con la mia immancabile ffp2). Mi ha abbastanza ignorata, ma non è stata una sorpresa, sapevo sarebbe andata così, io alla fine ci sono andata perché volevo ballare, e sapere che non ero totalmente sola mi ha incoraggiato a fare un ora di strada in auto la sera tardi (che poi a mezzanotte e mezza ero già a casa, ma visto i ritmi dell’ultimo anno é un record).

Il giorno dopo con mia sorpresa mi ha mandato un messaggio per scusarsi di avermi trascurato, presa in conversazioni con altre persone.

Nel giro di poco tempo due persone con questa reazione nei miei confronti mi lasciano stupita, ma che sta capitando alle persone? Sarà che vedermi così indipendente e solitaria le ha spiazzate?

Diario segreto

Rigiro tra le mani il mio vecchio diario segreto. La copertina ha una grafica figlia degli anni novanta.

Dei pupazzi a forma di orsetto seduti davanti a una macchina da scrivere mi fissano con un’espressione inquietante.

Nel lontano 97 era un regalo che veniva fatto abitualmente a chi faceva la prima comunione. Sono passati così tanti anni da quel giorno ma ne conservo il ricordo vivido, o meglio conservo il ricordo di cosa mi regalarono. Un orologio swatch verde, un portagioie in cartone, delle penne e poi i classici gioielli, tra cui un braccialetto in metallo con degli orsetti che uso ancora, un paio di orecchini, e due anelli.

Indossavo un vestitino azzurro a maniche corte che era appartenuto alla mia migliore amica. I capelli erano raccolti e qualche rosellina di tessuto bianco decorava l’acconciatura, la frangetta perfettamente pettinata.

Ho appena vissuto un flashback, è incredibile come alcuni oggetti o profumi riescano a riportarci indietro nel tempo e ci facciano vivere emozioni lontane nel tempo che avevamo totalmente scordato.

Bevo un sorso della mia camomilla dalla mia tazza preferita, anche quella risale alla mia infanzia.
Ha il tipico odore dei libri vecchi, quello che c’è anche nelle biblioteche, quando era nuovo profumava, non so come sia stato possibile ma per anni ha mantenuto il suo profumo.

Non sono pacifista

Ho appena letto questo articolo Da zero a infinito che ha fatto partire una riflessione in me.

Non ho voluto schierarmi da nessuna parte in questa guerra, non ho postato immagini della bandiera della pace ne dell’Ucraina. Forse perché conosco moltissime persone sia ucraine che russe, ho sentito le loro ragioni, ed hanno tutti ragione. Ciò che mi dispiace è che a farne le spese é la gente comune, da ambo le parti, e in maniera meno diretta le spese le paghiamo anche noi.

Io non voglio la guerra ma non perché sono pacifista ma perché sono egoista, non voglio subirne le conseguenze, non voglio che le persone che conosco soffrano e non voglio che poveri innocenti muoiano perché mi fanno soffrire le immagini della popolazione che scappa. Torniamo all’egoismo se mi lasciassero indifferente quelle immagini non mi importerebbe della guerra.

Ci sono guerre di cui non si parla, niente servizi strappalacrime, niente speciali in tutte le trasmissioni televisive. Di quelle guerre non paghiamo nemmeno troppe conseguenze, quindi è un po’ come se non esistessero.

Qui voglio spingere anche a voi a riflettere, non volete la guerra perché ne avete paura (ragione più che valida) o perché credete nella pace? Quando mi riferisco alla paura intendo non solo per se stessi, quì é difficile ci cadano le loro bombe in testa, ma indubbiamente le sanzioni si ripercuotono anche su di noi. Ovviamente nessuno di noi si diverte a sapere che ci sono poveri innocenti (mi riferisco in particolare ai civili, ai bambini, agli animali ecc) che rischiano la vista, quindi anche l’idea di dover sopportare la sofferenza delle persone fa parte delle paure.

Credo che tutti noi abbiano rivolto un pensiero agli sfollati, chi degli aiuti con materiali di prima necessità. Ma anche questo mi fa riflettere, a noi non costa nulla dare indumenti o coperte che non usiamo più o fare piccole donazioni, ma lo facciamo per pulirci la coscienza o perché vogliamo realmente dare un aiuto? Quanti di noi aprirebbero le porte di casa a qualche famiglia in fuga? Io onestamente no, non rinuncerei ai miei spazi, alla mia indolenza, alla mia vita per degli estranei. Quanti di noi svuoterebbero metà conto in banca per aiutare una di queste famiglie? Io no, quelli sono i risparmi che ho faticosamente messo da parte per garantirmi un futuro.

Si sono egoista, ma sicuri che sono l’unica ad esserlo? Oppure sono l’unica ad avere il coraggio di ammetterlo a me stessa e agli altri?

Non sono pacifista perché discuto con le persone, mando a quel paese chi mi taglia la strada in auto e gli scarico addosso pure insulti, che tanto non può sentire. Se ci trovassimo faccia a faccia non starei comunque zitta, quindi non si può definirmi pacifista. Se una amica si comporta male con me mi arrabbio, cerco un punto di incontro ma se non lo trovo mi allontano da quella persona. Con il mio ex in cui sono in pessimi rapporti é finita con brutte litigate, ma se avessimo avuto figli ci saremmo sicuramente fatti la guerra, una guerra che probabilmente non avrebbe mai avuto fine.

Evito gli scontri con le persone perché discutere mi fa stare male e non perché mi piaccia mediare. Trovo che i compromessi spesso non portino felicità ma solo quiete. Quando all’interno di una coppia ci sono troppi compromessi credo che bisognerebbe fermarsi a riflettere per capire se è la strada giusta. Non sono contraria ai compromessi, anzi spesso sono io a proporli ma dipende da quali conseguenze portano, quali guadagni e a lungo andare se si riesce a portarli avanti.

A questo post mi farebbe molto piacere avere risposta da parte vostra, sapere cosa ne pensate. Di persone realmente altruiste disponibili a rinunciare a tutto per la comunità ce ne sono, così come chi crede realmente nella pace. Ma quanti sono? La gente comune è davvero così altruista o é più simile a me?

Morire ai tempi dei social

Recentemente è mancata una persona a me molto cara, avevo accennato che c’era qualcuno vicino a me molto malato ma non ho mai voluto sbilanciarmi. Non amo lavare i miei panni sporchi in piazza e soprattutto la trovo una mancanza di rispetto nei confronti di chi soffre.

Ho evitato di dire qualsiasi cosa inerente nei social. Ho evitato di parlarne il più possibile se non con le persone a me più vicine.

Ho affrontato il mio dolore in silenzio, sicuramente mi ha portato conseguenze psicologiche e fisiche m mettermi a strillare sopra la bara mi sembra davvero una bassezza. Tutta la mia famiglia ha affrontato il dolore alla stessa maniera, qualche lacrima é scesa non lo nego, ma sessun pianto a singhiozzo, nessuno che gridava, nessun finto svenimento.

Qualcuno a posteriori mi ha detto, le donne della tua famiglia sono forti, avete affrontato tutto con estrema dignità. Ne sono felice perché era quello che volevamo, accompagnare la persona a noi cara con estrema dignità.

Ho odiato le persone che mi hanno riempito di frasi fatte, che hanno tutti i costi voluto toccarmi, abbracciarmi, baciarmi (in tempi di covid poi…). C’è solo una amica mi ha detto se hai bisogno di qualcuno con cui stare in silenzio o bere una birra chiamami pure, é di questo che avevo bisogno.

In questo periodo sono morte molte persone che conoscevo, la cosa che mi ha lasciato molto perplessa è che moltissimi hanno postato le condoglianze sui profili social. I parenti dei defunti hanno postato foto circondate da frasi più o meno strappalacrime. Io ho odiato tutto questo spettacolizzare il dolore. Hanno ottenuto decine e decine di messaggi perlopiù con scritto, “Condoglianze” . “Rip” . “Dispiace” .

No non comprendo… Se morirò a breve non voglio funerali, niente fiori, niente pubblicazioni sui quotidiani, niente social, voglio un elegante silenzio.

Non so se voglio sapere

“Ciascuno di noi sceglie quali pesi portare.”
BRANDON LEE

Io con questa frase non sono assolutamente d’accordo, ognuno di noi può scegliere come portare quei pesi ma raramente possiamo scegliere se portarli o no. Non possiamo scegliere ad esempio di non avere una malattia, ma il modo in cui la affrontiamo sicuramente può fare la differenza.

Talvolta potremmo sottrarci dal portare certi pesi ma poi dovremo fare i conti con tutta una serie di conseguenze. Possiamo ad esempio decidere di non sostenere una persona ammalata vicino a noi ma poi dovremmo sopportare i sensi di colpa.

Nel libro che sto leggendo, di cui ho parlato nel precedente post, l’autore ad un certo punto si interroga su due tipologie di suoi assistiti. Il paziente che si accorge di stare pian piano abbandonando le capacità intellettuali e che quindi attua tutta una serie di stratagemmi e quello che è ignaro della situazione che è destinato a peggiorare più in fretta.

Io sono convinta che quest’ultimo viva meglio, se il suo mondo di fantasia lo fa vivere sereno, bhe io sceglierei di essere lui.

Recentemente ho vissuto una situazione molto pesante con un familiare che ha improvvisamente avuto un crollo perdendo quasi totalmente la lucidità, nei rari momenti di lucidità piangeva e si scusava. Ammetto di aver sperato con tutta me stessa che scomparissero al più presto i momenti di lucidità. In fondo nel suo mondo sembrava starci meglio che in quello reale. L’ignorare la reale situazione gli permetteva di essere anche sereno non solo angosciato per il proprio futuro.

Lo struzzo

Sono sempre stata affascinata dalla psiche umana, se solo mi fosse piaciuto studiare probabilmente avrei fatto psicologia. Ho cominciato ad accorgermi di questa mia “passione” quando alle superiori abbiamo fatto qualche lezione con una psicologa. Ho avuto la sfortuna di avere una professoressa che non mi piaceva e quindi non mi sono sentita stimolata ad approfondire questo mio interesse. Ho comunque letto libri di etologia, romanzi con protagonisti con qualche problematica psicologica e qualche altro libro ma mai con continuità.

Recentemente mi è stato consigliato di leggere Oliver Sacks, così sfidando il vento gelido di questi giorni mi sono avventurata in libreria dopo anni. Tranquilli non erano anni che non leggevo, solo che non acquistavo libri. Solitamente andavo biblioteca o mi facevo imprestare qualche romanzo da amici e parenti. Ultimamente invece mi sono data alla lettura su Wattpad.

Dicevo, sono entrata in libreria, una di quelle commerciali, tipo “la Feltrinelli” e non mi è piaciuto per niente quell’ambiente così freddo, dopo aver chiesto alla cassa se avessero quel che cercavo ed aver ottenuto risposta negativa, sono andata in una libreria storica, una di quelle con gli scaffali fino al soffitto, libri appoggiati ovunque, talvolta in apparente disordine. Mi sono avvicinata alla cassa per chiedere se avesseto il libro di mio interesse, senza nemmeno cercare nel pc un uomo dall’aspetto poco ordinario mi ha indirizzato verso la sezione dove avevano il libro. Una volta arrivata, il commesso con una capigliatura grigia e scompigliata, è stato velocissimo ad individuare il libro.

Questi sono i posti che mi fanno preferire le librerie ad Amazon, oltretutto il libro l’ho pagato solo qualche centesimo in più.

Tornando al motivo per cui ho iniziato a scrivere questo post. All’interno del libro che sto leggendo è narrata la vicissitudine di un uomo agli inizi della patologia da cui è affetto. Quello mi ha stupito non è che il paziente non si accorgesse di esserne affetto, ma che la moglie non volesse vedere le bizzarrie che faceva giustificandole con “è un artista”.

Anche nella mia famiglia è successa più o meno la stessa cosa, io era da molti anni che facevo notare che un mio parente stretto avesse “qualcosa che non andava”. Alcuni comportamenti mi sembravano troppo bizzarri, ma alla figlia no, giustificava dando la colpa al fatto che non ci sentisse bene, e trovando altre mille scuse. Nemmeno negli ultimi mesi di vita di questa persona in cui i sintomi erano degenerati la figlia voleva accettare le reali condizioni, nonostante i medici dicessero che non c’erano possibilità di miglioramento la figlia continuava a sperare che tornasse quello di prima.

Sicuramente è doloroso dover ammettere che ci sia un problema serio, però nasconde la testa sotto la sabbia non lo farà sparire magicamente. Quindi mi chiedo perché far finta di nulla con il rischio di soffrire il doppio poi ?

La mia non vuole assolutamente essere una critica ma vorrei capire cosa scatta nella mente di queste persone.

Si tratta di foglie

Ho pensato a lungo se fosse il caso di pubblicare questo articolo. Alla fine mi sono con qualche paura ma ho deciso di farlo, in fondo questo è il mio posto magico. Questo blog mi ha aiutato molto in momenti difficili e anche voi con i vostri commenti siete stati importanti.

Quest’anno nonostante sia iniziato in maniera difficile e non mi riferisco solo ai fatti internazionali ma proprio alla mia vita privata, ho deciso che voglio lottare contro tutto e tutti per cercare di dare una svolta.

Tra i tanti obbiettivi che mi sono fissata c’è quello di superare un po’ dei demoni che ho sotto il letto.

Per vari intoppi non ho potuto continuare il percorso con la terapeuta (che comunque non ho abbandonato). Ho voluto a modo mio continuare con la terapia, seguendo il consiglio che mi aveva dato, quello della scrittura.

I dissennatori (citazione da Harry Potter, se non li conoscete leggete quì, rendono esattamente l’idea < Dissennatore >) che mi hanno tormentato maggiormente sono riguardo all’aborto che ho vissuto parecchi anni fa.

Qui nel blog ne ho parlato, ma non ho mai rivissuto tutto il periodo, ho sempre evitato di rigirare il coltello nella piaga. Mi sono resa conto che era un modo per non affrontare il problema perché era doloroso.

Così ho deciso di scrivere una sorta di racconto, ma mano che i capitoli prendevano forma mi sono accorta che non era più così doloroso.

Non lo so se sono “guarita”, se è meriti del tempo, della mia testardaggine nel voler ricucire le ferite ma posso dire di stare meglio ed essere più serena riguardo al mio futuro.

Ho poi deciso di pubblicare tutto su un app chiamata Wattpad. É un app gratuita, tranne per alcuni contenuti che sono a pagamento. Volendo ci si può abbandonare e la pubblicità viene eliminata. Gli autori possono pubblicare liberamente, certo é difficile diventare famosi e far pubblicare il proprio libro anche in maniera cartacea, ma se non si scrive con l’intento di diventare scrittori è un posto interessante.

Bisogna imparare a destreggiarsi tra i vari racconti, la maggior parte sono scrittori poco più che adolescenti che scrivono per altri adolescenti, alcuni dei quali sono anche molto promettenti. Ma si possono trovare anche altri generi.

Dopo tutto questo papirone vi lascio io link del mio racconto, si intitolata “La foglia d’acero”, in qualche modo volevo fosse legato a questo blog.

La foglia d’acero

So che non scaleró le classiche, anche perché ho perso la maggior parte del pubblico classificandolo con contenuti per adulti, avendo inserito anche scene un po’ spinte e temi molto delicati. Il mio intento è quello di spingere a riflettere le persone nella speranza di farle diventare meno giudicati e soprattutto sostenere chi sta vivendo un momento simile a quello che ho passato io. In quei momenti aver avuto qualcuno che mi diceva io ti sostengo mi avrebbe aiutato molto.

Se passate a leggermi anche là fatemi sapere ☺️