Questo articolo lo sto scrivendo con l’idea di lasciarlo in bozze, ma se lo stai leggendo vuol dire che ho trovato il coraggio di alleggerirmi la coscienza e andare avanti, di fregarmene delle critiche degli altri e forse di dare appoggio a chi capiterà quì spinto dai tag.
Finita la storia con il mio primo ragazzo ero molto giù, era stato il mio grande amore, non riuscivo a riprendermi, mi sentivo sola. Sono “caduta” tra le braccia di un uomo molto più grande di me, mi faceva sentire amata e speciale, mi dava attenzioni e mi prometteva un futuro insieme e una famiglia. La relazione fin dall’inizio è stata difficile, c’erano molti contrasti tra noi (anche se non sembravo accorgermene), dopo un paio d’anni è iniziata la convivenza, una parte di me era felicissima ma la vita insieme non era come me l’aspettavo. Durante la convivenza abbiamo parlato molte volte di avere un figlio. Mi sono sottoposta a vari esami, mi sono documentata ed informata. Ero pronta ad avere un figlio o per lo meno credevo di esserlo, avevo studiato tutto fin nei minimi dettagli, e non c’erano ragioni per non avere figli in quel momento, avevamo stabilità economica, una casa di proprietà, dei nonni (i suoceri) disposti ad aiutarci e io sarei rimasta a casa con il pupo per i primi anni (lavorando al massimo con un part-time). E sopratutto lui continuava a chiedermelo, raccontandomi quanto bello sarebbe stato avere un cucciolo frutto del nostro amore scorrazzare per casa.
La ricerca fu breve e per nulla divertente, a dire la verità i primi rapporti senza protezioni sono stati molto emozionanti, ma poi era quasi un dovere, un contare i giorni, non mi godevo il momento perchè passavo troppo tempo a studiare il mio corpo.
Mi ricordo ancora quel giorno in cui tutto cambiò, la mia migliore amica mi aveva accompagnato a comprare i test di gravidanza , e il mio ex (l’idiota ) aveva insistito perchè quella mattina appena sveglia facessi il test. Ero convinta fosse negativo, anche se era dal 31 dicembre che stavo poco bene, avevo attacchi di panico (dopo anni che non ne avevo più avuti), e molto mal di pancia chiari sintomi di mestruazioni in arrivo. Feci pipì in un bicchiere di carta, ci immersi lo stick per qualche secondo, una volta tappato lo appoggiati in orizzontale sul piano del bagno, proprio come era scritto sulle istruzioni che diligentemente avevo letto. Non passarono i 3 minuti come scritto nelle istruzioni, le due linee si colorarono in pochi secondi. Fui invasa da una vagonata di emozioni, sentii le farfalle nel utero, paura, gioia, euforia, panico, non capivo più nulla, quando l’idiota entrò in bagno era entusiasta ma io non più, non riuscivo a provare la gioia immensa di cui parlavano le altre donne, mi sentivo bloccata in un fermo immagine, non era paura non saprei esattamente descrivere che emozione fosse.
Seguivo diligentemente la dieta, facevo attenzione ai movimenti che facevo, non sollevavo pesi, prendevo gli integratori e mi sentivo non più proprietaria del mio corpo.
Durante l’ecografia provai gioia pura, poter vedere il piccoletto mi aveva fatto capire che il sentirmi così giù ne valeva la pena, perchè la ricompensa sarebbe stata enorme.
Più i giorni passavano più mi sentivo male, il mio corpo era un cadavere che mi trascinavo su e giù, non avevo più voglia di fare nulla, ero triste e apatica, tutti continuavano a ripetermi che erano gli ormoni che mi facevano stare così. Chiesi all’idiota di accompagnarmi da uno psicologo perchè probabilmente avevo un pò di depressione, lui mi disse che lo psicologo non mi serviva e mi accompagnò in chiesa a parlare con i frati, che ovviamente non mi capirono, sembrava non mi stessero a sentire. Le notti non dormivo, non riuscivo a chiudere occhio nonostante le pastigliette a base di erbe che mi aveva dato il medico, stavo sveglia con gli occhi spalancati al buio, in quella camera in cui avevamo da poco spostato i mobili in cui non riuscivo più ad orientarmi. Le giornate le passavo seduta sul divano a gambe incrociate (unico modo in cui si attenuavano i dolori a reni e pancia) tra le coperte, sentivo freddo, non mangiavo ne bevevo più , non mi andava, non andavo neppure al bagno (tanto senza ingerire cibo non ne avevo bisogno), non avevo energie per raggiungerlo, la mia testa mi paralizzava sul divano in quella posizione e piangevo, soffrivo, odiavo il mio corpo e quel bambino che mi stava facendo stare così.
Mi sentivo sola, la mia famiglia abitava lontano e non poteva venire tutti i giorni a trovarmi e l’idiota non capiva, non mi aiutava, riusciva solo a darmi ordini, a insistere affinché prendessi vitamine e cibo. La mia migliore amica mi diceva fatti forza vedrai che passa durante le telefonate che mi faceva, mia suocera proprio come il figlio mi accusavano di essermi lasciata andare , di non impegnarmi più nel fare le faccende domestiche.
Un giorno durante un incontro con mia madre che era venuta a trovarmi gli dissi che non riuscivo più a vivere, che stavo troppo male che quella vita che cresceva dentro di me non era una gioia ma una disgrazia, una malattia che mi mangiava. Non volevo più portare avanti la gravidanza, mia madre non era d’accordo e mi disse di pensarci bene. Quella sera parlai con l’idiota che si infuriò, mi disse che la mattina successiva me ne sarei dovuta andare da casa sua, che dovevo andare dai miei per riflettere su quello che gli avevo detto.
Due giorni dopo ho incontrato la psicologa,che si mostrò molto comprensiva e dolce, avevo bisogno in quel momento di qualcuno che non mi aggredisse che cercasse di comprendermi. Nel frattempo andavo in chiesa tutti i giorni pur non essendo la persona più credente al mondo, cercavo di mangiare qualcosa, e leggevo sul pc storie di altre donne che ci erano passate per sentirmi meno sola, meno mostro.
Ho cercato in tutti i modi di convincere l’idiota a tornare con me, a supportarmi, a darmi la forza di portare avanti quella gravidanza, ma lui rivoleva solo la sua auto e che io uscissi dalla sua vita, quando mi disse: “Non mi importa più nulla ne di te ne del bambino” Ho capito che era davvero finita, provai a parlare anche con sua madre come ultimo tentativo disperato, lei mi disse: “Sei tu il mostro, mio figlio è un santo, è troppo buono, e tu gli stai portando via tutto”.
Pensare che avevo scoperto che un mese prima voleva chiedermi di sposarlo ma io avevo boicottato la proposta, diceva di volermi sposare e avere un figlio, che erano le uniche cose che desiderava e invece mi aveva abbandonata nel momento del bisogno.
Mi sentivo persa, continuavo a sentirmi depressa, anche se avevo cominciato ad essere un pochino più attiva e a mangiare, continuavo a vivere quel bambino come una malattia che mi mangiava da dentro. Avevo enormi sensi di colpa nei confronti di quel bambino di cui non mi stavo prendendo cura, avevo enormi sensi di colpa nei confronti di tutte quelle donne che un figlio non riescono ad averlo. La psicologa era l’unica faccia amica che vedevo, come varcavo la soglia del suo studio scoppiavo in lacrime, nonostante anche lei fosse contraria all’aborto mi appoggiava vista la mia situazione.
Così ho cominciato tutta la prassi per fare l’ivg l’interruzione volontaria di gravidanza, non ne ero felice, ma non mi restava molto tempo per decidere. La ginecologa mi ha fatto un altra ecografia, e questa volta ho provato rabbia, io odiavo quel feto, in quel momento ho capito che era la scelta giusta, non potevo permettermi di mantenere quel bambino, non avevo un lavoro, e i miei non mi avrebbero potuto aiutare economicamente , non potevano neppure badarlo permettendomi di andare al lavoro (anche se loro erano assolutamente contrari al ivg). Il mio ex durate un incontro (ero andata a riprendermi tutte le mie cose) mi ha detto che me lo voleva portare via, perchè solo per aver pensato all’ivg non potevo tenerlo perchè instabile mentalmente. Io ero disposta a rinunciare alla mia felicità, a sacrificarmi per quel bimbo, ma mi chiedevo se sarei mai riuscita a renderlo felice con queste premesse…
Mi sentivo terribilmente sola, durante le visite in ospedale per poter effettuare l’ivg le ostetriche tutte obbiettrici di coscienza mi accusavano di superficialità , tutte convinte che quella gravidanza fosse frutto di un rapporto non protetto. Quando gli raccontavo la mia storia per un attimo chiudevano la bocca (intuivo che non se lo aspettavano) e si arrampicavano sugli specchi cercando di farmi cambiare idea.
Parlando con la psicologa è risultato che probabilmente io un figlio non lo volevo , che mi ero fatta convincere dal mio ex, ed è lo sbaglio più grande che ho fatto nella mia vita non avevo usato testa e cuore.
Dopo l’intervento ho saputo che l’idiota mi aveva fatto terra bruciata intorno, non avevo più amici, non so cosa abbia raccontato di preciso o come abbia fatto, ma le persone non mi salutavano neppure. Con la mia migliore amica ci ho messo dei mesi a risaldare il rapporto, alla fine anche lei ha capito che è stata la scelta più giusta. I miei non approvano tutt’ora e sebbene mi abbiano riaccolto in casa il nostro rapporto si è incrinato. L’ivg mi ha cambiato la vita, io non sono più quella di prima, per molto tempo ho avuto attacchi di ansia e di panico quando ero in presenza di bimbi piccoli, poi man mano sono diminuiti, ora ho solo grossi problemi quando qualcuno mi annuncia di aspettare un bimbo. Non credo la supererò mai del tutto, io figli non ne voglio più, una parte di me è rimasta in lutto per quel bimbo mai nato, il mio Enea. Mi è stato detto che un giorno la supererò, ma in realtà io non voglio superarla del tutto , quel leggero senso di colpa lo voglio provare. Nonostante tutto non mi sono mai pentita, se non lo avessi fatto mi sarei lasciata morire, e se fossi riuscita a sopravvivere quel bimbo non avrebbe avuto le basi per crescere bene.
Ho scoperto che l’idiota qualche mese dopo ha cominciato a frequentare una donna rumena, e dopo 3 mesi l’ha lasciata incinta, questo mi ha fatto molto molto male, è come se non avesse rispettato il lutto, di lui non mi importa più nulla ma ho capito di essere stata usata, per lui ero solo un incubatrice.
Questo articolo l’ho scritto anni fa… Ma in questo momento difficile credo sia giunto il momento di espormi almeno qui… Devo riprendere in mano la mia vita e per farlo devo far pace con il passato… Forse questo è un modo.